Della Privacy e di altri demoni in giro il #15ottobre

Sono giorni che si discute senza fine in rete di quello che e’ accaduto a Roma durante la manifestazione del 15 ottobre e sono giorni che i Social Network, FaceBook in testa, vengono usati da zelanti indignati e delatori per mandare alla forca manifestanti facenti parte, presumibilmente, del Blocco Nero.

La prima cosa che mi va’ di dire e’ come, noi Italiani, riusciamo sempre a distinguerci dalle masse. Oltre ad essere stati gli unici che hanno inscenato una vera e propria rivolta durante questa giornata di mobilitazione internazionale (forse e’ successo solo a Roma perche’ la situazione in Italia e’ peggio di quella negli altri paesi), siamo anche gli unici al momento che abbiamo/stiamo/vogliamo utilizzare i Social Network contro di noi!

Durante le rivolte di Londra manifestanti usavano Twitter per organizzarsi e darsi appuntamenti, nelle varie rivolte in Medio Oriente i Social Network vengono osannati come mezzi capaci di far scoppiare rivolte, di dare voce a persone oppresse da regimi totalitari, di sfondare i muri di censura mediatica alzati da regimi al limite del dittatoriale. In Italia no!

In Italia i Social Network li utilizziamo per sbattere il mostro in prima pagina, per denunciare chi lancia un sanpietrino, chi scrive con una bomboletta sul muro di una banca, chi fa un cordone durante una manifestazione. Ma a questa esposizione mediatica morbosa ci siamo abituati, educati dai vari Vespa, La Vita in Diretta e tutte queste altre belle trasiossioni che amano sbattere il mostro in prima pagina.

Ma, c’é sempre un ma, molte persone si sono dimenticate che, anche durante le manifestazioni, esiste il diritto alla privacy! Ebbene si, quella privacy che tutti vogliamo difendere con i denti, quella privacy che tutti noi osanniamo e pretendiamo come sacrosanta, esiste anche durante le manifestazioni di piazza!

Cosa vuol dire? Vuol dire che le persone che vogliono dare una mano alla Polizia per far catturare “presunti” Black Bloc dovrebbero stare attenti perche’ stanno palesemente calpestando la privacy di persone che, fino a prova contraria, erano solo presenti ad una manifestazione.

Su Repubblica questi indignati/delatori stanno dando il meglio di se fomentati dal giornale di De Benedetti, pubblicando gallerie intere di “presunti” black bloc. Tenendo bene a mente che portarsi un casco ad una manifestazione non e’ reato, prendiamo ad esempio questa foto:

Questa foto la trovate un po’ ovunque in rete con i volti di 3 persone belli riconoscibili e anche la firma dell’autore (la potete leggere in basso nella foto). Le tre persone qui ritratte (l’editing della foto e’ mio) stanno scappando da un blindato della polizia e due di loro hanno un casco. In una manifestazione del genere, tra pietre e lacrimogeni che volano, portarsi un casco, a mio avviso, e’ sintomo di prudenza, non di appartenenza al Blocco Nero, quindi, fino a quando girare con un casco non diventera’ reato, le persone in questa foto non hanno fatto assolutamente NULLA!!! Tral’altro suppongo che anche il fotografo per sentirsi tranquillo, mentre scattava questa foto aveva un casco in testa. Di foto del genere, pubblicate da privati su Facebook o ripubblicate poi su Repubblica, ce ne sono centinaia.

Queste foto sono chiaramente lesive e dannose per la privacy (e per la liberta’) di almeno 3 persone (quelle ritratte di faccia) e il fotografo in questione ne e’ il responsabile! Ora, il diritto Italiano e’ complicato e di cavilli ce ne saranno parecchi, ma queste tre persone, che non stanno facendo nulla, sono vittime di una violazione della privacy! Le fotografie valgono, a livello legislativo, come DATI PERSONALI e come tali vanno protette. La legge che regolamenta la protezione dei dati personali e’ il Decreto Legislativo 196/03 dove si trovano tutte le informazioni a riguardo. Se non avete il tempo di leggerlo tutto vi metto qui due punti fondamentali:

  • Si possono pubblicare foto di una persona (non famosa, in quanto i personaggi pubblici vengono trattati in maniera diversa) solo in maniera che la foto non possa risultare dannosa alla sua immagine e, se non e’ ritenuta dannosa, la si puo’ usare solo se l’uso è giornalistico, in questo caso si può ignorare il diritto alla privacy dinanzi al diritto di cronaca esercitato dal giornalista (da valutare di caso in caso). Per default non possono mai essere pubblicate immagini di minori.
  • Occorre autorizzazione in ogni caso e comunicazione al Garante per la protezione dei dati personali se la pubblicazione può risultare lesiva (legge 633/41), oppure se fornisce indicazioni sullo stato di salute, sull’orientamento politico, sul credo religioso o sulla vita sessuale (dlgs 196/2003).
  • Non devono essere pubblicate immagini di minori in modo che siano riconoscibili, e questo anche nel caso di fatti di rilevanza pubblica.

Quindi si capisce palesemente che tra chi ha fatto quella foto linkata sopra e chi invece e’ ritratto nella foto, chi sta violando la legge non sono i tre ragazzi in fuga, ma l’autore stesso della foto. Stessa cosa vale per tutte le persone che armate di telefonino si sono divertite a fotografare persone che secondo la loro personale e soggettiva opinione erano parte del Blocco Nero.

Occhio, quindi, a chi e quando si fotografa, potreste passare dall’essere gli inquisitori ad essere gli inquisiti e per cosa poi? Per cercare di mandare in galera un ragazzino che stava col casco per non spaccarsi la testa? E ricordatevi che il diritto alla propria Privacy non e’ un crimine ma un diritto!  Non si tratta di avere o no nulla da nascondere, si tratta di quanto, della nostra vita privata, vogliamo condividere con persone che non abbiamo mai visto ne conosceremo mai…

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